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IL BRIGANTAGGIO A SAN MARCO IN LAMIS |
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da: http://www.sanmarcoinlamis.net/storia/html/brigantaggio.htm |
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U n altro periodo che vede San Marco alla ribalta, anche se per fatti tragici e luttuosi, è quello del brigantaggio postunitario. Già nel decennio francese, tra il 1806 e il 1815, cioè, quando a Napoli regnarono prima il fratello di Napoleone, Giuseppe, e poi il cognato, Gioacchino Murat, molti abitanti di San Marco erano stati coinvolti in fatti di brigantaggio. Ma, è a cavallo dell'Unità d'Italia, tra il 1860 e il 1865, che il nostro comune sarà definito "fucina di briganti". Una prima reazione ci fu nell'ottobre del 1860 quando fu indetto il plebiscito di annessione al Piemonte. Ci furono tumulti, capeggiati da Agostino Nardella, alias Potecaro, che, soprattutto nella vicina San Giovanni Rotondo, sfociarono in fatti tragici, come l'uccisione di 24 galantuomini da parte della folla inferocita. Anche a San Marco ci furono vittime e, tra queste, Angelo Calvitto, un sartore liberalicchio, come lo definì Giacinto De Sivo, uno storico borbonico di quel periodo. Fatti ancora più tragici si ebbero nel giugno del 1861, quando San Marco cadde in mano di bande di briganti, i cui maggiori esponenti erano Angelo Maria Del Sembro, alias Lu Zambre, e Raffaele Villani, alias Recchiemuzze. In questo frangente, addirittura alcune guardie nazionali furono scaraventate dalle finestre del palazzo Tardio, che si trova nell'attuale Corso Matteotti. Mentre Raffaele Villani era un solitario che operò nell'ambito, più o meno, del nostro comune, Lu Zambre capitanava bande di decine, se non centinaia, di uomini che scorrazzarono per l'intera provincia di Capitanata, e anche oltre, unendosi ad altre bande come quella di Michele Caruso di Torremaggiore, uno dei più spietati e sanguinari tra i briganti, o di Carmine Donatelli alias Crocco. Per alcuni anni le nostre contrade furono insicure e pericolose e molti, anche galantuomini e rappresentanti del clero, fecero il doppio gioco, proteggendo ed aiutando i briganti, anche se apparentemente erano sostenitori del nuovo stato e del nuovo re Vittorio Emanuele II.. Uno degli episodi più sanguinosi della guerriglia brigantesca fu lo scontro presso il Ponte di Ciccalento, dove, il 31 dicembre 1861, 21 lancieri furono trucidati da una banda al comando di Angelo Maria Del Sambro, il quale sarà catturato il 24 giugno 1862 e sarà fucilato il giorno successivo alla Noce Del Passo, dopo che, legato su un cavallo, fu fatto passare per le vie del paese. Il suo corpo fu esposto per tre giorni a monito dei cittadini. Il 21 marzo 1863, inoltre, venne ucciso, in casa di Nobile Ciavarella, dai briganti Leonardantonio Villani, fratello di Recchiemuzze, e Nicola Leggieri, il capitano del genio, impegnato nella costruzione della strada per San Severo, Annibale Valentini. Il 15 aprile 1863, poi, fu ucciso a tradimento Nicandro Polignone, alias Nicandrone, mentre il 16 agosto dello stesso anno è la volta di Raffaele Villani, Recchiemuzze, anch'egli tratto con l'inganno in un tranello e crivellato di colpi sotto un maestoso ciliegio in contrada Laurelli. Dopo l'uccisione e la cattura dei capi, mano mano i briganti sammarchesi si costituiranno e questa triste pagine ebbe fine nel 1865. |
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